MCS ed EHS: sfida quotidiana con la vita

Aiuto! Subisco abusi da anni e adesso mi negano pure l’allaccio della corrente elettrica! Cerco un avvocato.

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Questo succede in un paese come l’Italia, dove gli ormai numerosi malati di Ipersensibilità ai Campi Elettromagnetici (EHS), malattia ambientale altamente invalidante ignorata dai più e qui non riconosciuta, sono privi di ogni forma di aiuto o tutela.

È così che ad una malata grave di EHS viene negato l’allaccio della corrente elettrica se non accetta che le venga installato un contatore Wireless, totalmente incompatibile con la sua condizione di malattia.

Infatti, la EHS è dovuta ad una ipersensibilizzazione ai Campi Elettromagnetici in Alta Frequenza a Radiofrequenze-Microonde della tecnologia Wireless, che si verifica in seguito ad esposizione acuta o cronica spesso involontaria.

Conseguentemente, ogni volta che il soggetto ipersensibilizzato viene in contatto con emissioni Wireless, si manifesta una sindrome immuno-neuro-tossica che nelle forme più gravi può condurre all’exitus. Cefalea intensa, dolori muscolari ed articolari, dolori addominali, reazioni infiammatorie, allergiche e autoimmuni, immunodepressione, alterazioni della coagulazione, scadimento importante delle condizioni fisiche e alterazione dello stato di coscienza, sono solo una parte del complesso quadro clinico post-esposizione. Durante l’esposizione, invece, sente un dolore insostenibile che lo costringe a cercare riparo dalla tecnologia Wireless.

La malata ci racconta: “Per sfuggire alle emissioni Wireless dei vicini di casa ho dovuto abbandonare la mia abitazione. Sono finita a dormire in macchina nei boschi, ma, dopo uno spavento terribile, ho optato per uno scantinato appartato in zona urbana ed infine un angolino riparato sempre in zona urbana, dove non avevo nemmeno lo spazio per un letto. Ho passato anni a vivere e dormire rannicchiata su una sedia, poi è arrivata la gabbia schermante, ma non riesco comunque a dormire in un letto da anni.”

Le Radiofrequenze/Microonde della tecnologia Wireless passano attraverso muri e diverse tipologie di materiali, e nelle forme più gravi di malattia è necessario vivere all’interno di gabbie schermanti ed utilizzare pesanti indumenti schermanti quando si permane – obbligatoriamente per breve tempo – al di fuori di esse.

È così che questi malati si trovano privati della libertà e dunque impossibilitati a vivere, lavorare, studiare, crearsi una famiglia o ricevere assistenza sanitaria di base e in emergenza in caso di necessità, poiché i comuni ambienti di vita sono per loro impraticabili. Il tutto per emissioni Wireless prodotte da terzi.

La malata ci spiega: “I materiali schermanti hanno potere di attenuazione variabile a seconda della tipologia e intensità del segnale, e della vicinanza della fonte. Essendo la protezione fornita da questi materiali non sempre adeguata, l’unico rimedio efficace per il malato di EHS è non avere (o avere il meno possibile) intorno fonti di inquinamento elettromagnetico a Radiofrequenza/Microonde. Per questo motivo, tra i vari dispositivi Wireless, i contatori Wireless di nuova generazione sono totalmente incompatibili con la malattia. Non dovrebbe esserci alcuno di questi contatori almeno nelle proprietà private dei malati di EHS.”

Anche se la maggior parte della popolazione lo ignora, da anni ormai le compagnie di fornitura di corrente elettrica, gas e acqua stanno installando nelle abitazioni contatori Wireless che emettono in varie frequenze.

Nel caso in questione, il contatore imposto con la forza alla malata emette a 169 MHz, una frequenza altamente penetrante, quindi tanto più incompatibile con la malattia.

“Da 4 mesi chiedo l’allaccio della corrente elettrica in una abitazione”, ci racconta, “ma questo servizio essenziale mi viene negato se non accetto di avere installato uno di questi contatori. Sono dotata di certificati medici anche ospedalieri che confermano il danno di salute che mi deriva dall’esposizione ai segnali a Radiofrequenza/Microonde e sto chiedendo che installino un contatore privo di connessione Wireless. Ma l’azienda tergiversa e continua a negarmi questa possibilità, impedendomi di portare avanti un progetto di vita che mi consentirebbe di poter finalmente schermare un ambiente più grande della mia minuscola gabbia, così da vivere una prigionia più dignitosa. Adesso non posso nemmeno camminare, non ho lo spazio per farlo.”

E poi aggiunge: “Ho anche subìto maltrattamenti da parte di un paio di loro tecnici. Mi hanno detto che non gliene frega niente della mia malattia e per loro posso rimanere senza corrente elettrica. Uno dei due, ignorando la mia richiesta di prestare attenzione al mio problema, il giorno in cui si sarebbe dovuto fare l’allaccio ha usato senza sosta un dispositivo Wireless in mia presenza a distanza ravvicinata, causandomi una grave reazione post-esposizione per la quale sono ancora adesso in trattamento con cortisone. In un paese civile avrei potuto denunciare l’accaduto, ma qui non conviene farlo perché rischio di avere problemi. Come se non bastasse tutto questo, giorni fa un altro di quei tecnici ha fatto incursione senza preavviso nell’abitazione dove sono attualmente rifugiata e, con il solito atteggiamento abusante (ha minacciato di chiamare i carabinieri e lasciarci senza corrente), pretendeva di installare anche qui un contatore Wireless, senza nessun rispetto per gli accordi presi in precedenza con l’azienda. Ero talmente spaventata che mi tremavano le mani intanto che selezionavo i miei certificati da mostrargli e non riuscivo nemmeno ad articolare le parole da dire. Il primo certificato che gli ho mostrato non lo ha nemmeno guardato e ha accennato a spiegazzarlo, per cui me lo sono ripreso in tutta fretta prima che lo danneggiasse ulteriormente. Essendo che le mie condizioni di vita sono molto complicate e le difficoltà sono esacerbate dal caldo attuale, ero in condizioni fisiche tremende e discretamente impresentabile. Per quel poco di amor proprio che mi è rimasto nonostante gli anni di abusi, mi sono sentita terribilmente umiliata nel dovermi mostrare così. Lo shock per l’accaduto è stato notevole e ho continuato a tremare per ore. Continuo a rivedere la scena davanti ai miei occhi e non sto dormendo da giorni. Sento la mia incolumità minacciata e vivo nel terrore.”

La malata si è rivolta a degli avvocati per avere aiuto, venendo, come sempre accade a questi malati, ignorata. Nel suo sfogo ci racconta che: “Sanno benissimo che non faranno nulla per me, ma, quando li contatto telefonicamente, mi chiedono di scrivere loro una e-mail nella quale spiego cosa è successo, necessariamente lunghissima perché descrive eventi di mesi, e poi spariscono non rispondendo mai più. Il modus operandi è sempre lo stesso. Mi è ormai chiaro che, fin dal principio, hanno l’intenzione di ignorarmi, solo che in quel primo contatto non hanno la decenza di dirmi in faccia di non volermi aiutare e mi fanno perdere del tempo a scrivere, per scaricarmi in modo soft (probabilmente secondo loro)! Questa è una gravissima mancanza di rispetto oltreché una presa per i fondelli, che in generale si verifica ad ogni interazione con chi non capisce la gravità della malattia. Non ci si abitua mai a questi comportamenti meschini. Ogni volta è una coltellata, sento un profondo dolore. Aiutano chiunque, ma noi no. Noi siamo subumani. Non c’è nemmeno un briciolo di pietà.”

Continua dicendo: “Nella mia ricerca di aiuto sono incappata anche in personaggi allucinanti. Ne ricordo uno che si professava esperto di contatori e si esprimeva con una prosopopea difficile da far comprendere a chi non lo abbia sentito parlare al telefono in quella occasione. Intanto che si auto-celebrava dicendosi in procinto di rilasciare uno studio che scagionava la pericolosità dei contatori Wireless, continuava a definirli contatori Wi-Fi. Gli ho fatto notare che questi contatori utilizzano una tipologia di segnale completamente diversa (non che il Wi-Fi sia meno dannoso per noi malati e  per la salute di tutti, comunque) e non capivo davvero perché si ostinasse a definirli così. Ho quindi sentito di dovergli chiedere se fosse certo di conoscere ciò di cui stava parlando e ne è nata una lite telefonica furibonda terminata con l’interruzione della comunicazione da parte del soggetto. In quel momento ho pensato tra me e me che ad essere rinchiusa in una gabbia sono io, mentre lui è a piede libero.”

Il danno subìto è enorme, perché, oltre ad essere stata costretta a trascorrere l’ennesima estate nella sua gabbia arroventata (dove si raggiungono temperature di 40 gradi), sta anche avendone un danno economico importante nel merito del quale non entriamo per questioni di privacy.

In un periodo in cui si promuove l’inclusività ad ogni costo, non si può continuare ad ignorare questi malati ed occorre quanto prima iniziare un percorso di integrazione ed aiuti, affinché possano avere diritti al pari degli altri cittadini. Soprattutto occorre interrompere la catena di abusi dei quali sono vittime ormai da troppi anni, che includono umiliazioni e derisione da parte di chi non conosce la malattia e il dramma di doverla vivere ogni giorno sulla propria pelle, in un ambiente sempre più inquinato dalle Radiofrequenze/Microonde.

“È spaventoso il livello di isolamento, disagio e sofferenza che noi malati stiamo affrontando da anni nell’indifferenza generale, in un paese che tanto promuove l’inclusione sociale. Prigionieri, strong>torturati da emissioni prodotte da terzi, siamo anche a rischio di vita, come risulta dalla letteratura scientifica ormai disponibile e dalle certificazioni mediche in nostro possesso, e questo è in violazione dei diritti umani e dell’articolo 3 della Costituzione italiana.”

E comunque il problema non è solo di chi è ipersensibile. Dice la malata:

“Il 31 maggio 2011 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), organo dell’OMS, ha inserito i Campi Elettromagnetici generati dalla tecnologia Wireless fra i cancerogeni del gruppo 2B. A questo gruppo appartengono ad esempio anche il piombo, agenti chemioterapici come bleomicina, dacarbazina, daunorubicina, melfalan, mitoxantrone, mitomicina C,AZT, melammina, esalazioni del bitume, erbicidi clorofenossilici e anche il PFOS (acido perfluoroottansulfonico), il cui ritrovamento nelle falde acquifere spaventa non poco. Eppure, l’uso della tecnologia Wireless da parte della popolazione sta venendo promosso sempre più. Tra l’altro, studi indipendenti successivi (del 2018) hanno dimostrato una cancerogenicità certa. Ed a questo proposito si fa notare che il PFOA (acido perfluoroottanoico) nel 2014 era stato inserito nel gruppo 2B, per poi essere inserito nel gruppo 1 dei cancerogeni certi in una revisione successiva di fine 2023. Questo per far capire che si sta violando il Principio di Precauzione esponendo la popolazione generale ad un cancerogeno che in futuro potrebbe essere dichiarato del gruppo 1. I presupposti ci sono già!”

La popolazione è esposta ad una infinità di fonti di inquinamento a Radiofrequenza/Microonde: ripetitori della telefonia mobile e radiotelevisivi, radar, antenne Wi-Max, telefoni cellulari e smartphone, telefoni cordless (DECT), dispositivi Wi-Fi e Bluetooth (router Wireless, tablet, smart watch, auricolari/mouse/tastiere/monitor Wireless, smart tv ed elettrodomestici con funzioni Wireless, baby monitor, Playstation Wireless, ecc.), allarmi e videocamere di sorveglianza Wireless, sistemi di geolocalizzazione. E poi ci sono anche i contatori Wireless, uno per ogni utenza.

“Qualcuno si è fatto domande sull’impatto che possono avere sulla salute della popolazione generale tutti questi dispositivi trasmittenti installati in ogni abitazione? Sono stati verificati i livelli di emissione dei contatori Wireless e la loro sicurezza attraverso studi caso-controllo a lungo termine, tenendo tra l’altro conto della loro numerosità nelle zone densamente popolate? Temo tanto di no e, quando la maggior parte della popolazione avrà subìto danni, sarà difficile discriminare fra gli effetti della miriade di fonti di inquinamento elettromagnetico a Radiofrequenza/Microonde cui è stata esposta. Così non si individuerà nello specifico un colpevole e chi come me avrà subìto danni, se li dovrà tenere e gestire da solo.”, afferma giustamente questa malata.

E intanto che la popolazione generale adotta comportamenti insalubri e autolesionistici, condiziona pesantemente la vita dei malati di EHS privandoli della libertà.

“La gente è liberissima di fare della propria salute ciò che preferisce”, dice la malata“, in fondo c’è chi fuma nonostante quello che si sa sul fumo di sigaretta. Ma i segnali passano praticamente attraverso tutto e da qui nasce il problema. Chi sceglie di utilizzare i dispositivi Wireless, finisce per imporre la propria scelta di vita a chi gli vive intorno! Noi malati abbiamo certificati medici nei quali c’è scritto che non dobbiamo essere esposti: qualcuno si vuole decidere a tutelarci intanto che gli altri fanno ciò che gli pare?”

Riguardo a questo la malata aggiunge: “Le Barriere Elettromagnetiche sono ben peggiori di quelle Architettoniche ed è giunto il momento di abbatterle, così da garantire ai noi malati di EHS – almeno a quelli più gravi – sopravvivenza e diritti un minimo paragonabili a quelli degli altri cittadini. Se si costringe noi malati alla reclusione senza poter lavorare, bisogna che qualcuno sopperisca alle nostre necessità, garantendo in aggiunta che possiamo vivere una vita normale almeno dentro casa (non chiusi in gabbie!). Non ci vogliono aiutare economicamente intanto che ci impediscono di lavorare? Che almeno non ci costringano all’uso di dispositivi Wireless ficcandoceli con la forza dentro casa e nella vita di tutti i giorni! È già abbastanza difficile trovare riparo da quelli di chi ci vive intorno. Però, come ai malati di celiachia si dà la possibilità di evitare il glutine anche con aiuti economici, allo stesso modo si dovrebbe dare la possibilità a noi malati di non essere esposti a ciò che ci fa ammalare, altrimenti si configura una grave discriminazione tra malati e tra cittadini. E poi basta abusi! Basta!”


In conclusione la malata fa un appello: “Se ci fosse un legale che abbia voglia di prendere in carico questo caso, può mettersi in contatto con l’Isola delle Colombe, che farà da filtro. La risoluzione del mio caso andrebbe a vantaggio non solo mio, ma anche di tutti gli altri elettrosensibili gravi che dovessero trovarsi in futuro in una situazione simile. Lo sa bene una mia amica malata cui si è rotto il vecchio contatore del gas anni fa. Se voleva continuare ad avere la fornitura, avrebbe dovuto accettare l’installazione di un contatore Wireless e alla fine è rimasta senza gas. Rimanere senza corrente, se possibile, è anche peggio.”

Bibliografia

Per completezza la malata ci ha fornito riferimenti ad alcuni dei numerosi studi scientifici peer-reviewed pubblicati su PubMed (la fonte più accreditata della letteratura medica scientifica) in merito alla EHS e ai rischi per la salute derivanti dall’esposizione alle Radiazioni a Radiofrequenza/Microonde anche al di sotto degli attuali limiti di legge, i quali tengono in considerazione esclusivamente gli effetti acuti termici dei Campi Elettromagnetici in Alta Frequenza a Radiofrequenza/Microonde, trascurando completamente sia i numerosi effetti biologici non termici (che si verificano per bassi livelli di esposizione) nella popolazione generale, che le esigenze specifiche dei soggetti più suscettibili a tali effetti (bambini, anziani e malati di EHS e MCS).

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Infine segnala: “Bibliography of Reported Biological Phenomena (Effects) and Clinical Manifestations attributed to Microwave and Radio-Frequency Radiation” del “US Naval Medical Research Institute” (1972), redatta dal Dr. Zorach Glaser – PhD della Marina Militare Americana, che riporta i risultati di più di 2.200 studi i quali collegano segnali Wireless (Radiazioni a Radiofrequenza/Microonde) deboli a più di 122 effetti biologici ed è scevra da conflitti di interesse.

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