Salve! Eccoci finalmente alla pubblicazione dell’articolo che oggi ci dona Onofrio Carruba Toscano.
Sono sicura che leggendolo vi troverete, come è successo a me, catapultati in un altro tempo, in un altro spazio, in una realtà rurale, fatta di semplicità, vita all’aperto, allegria e spensieratezza; chiudendo gli occhi si possono percepire il rumore degli zoccoli, il sole sulle pelle, l’odore della polvere, le voci dei contadini… non vado oltre e vi lascio al suo racconto!
Onofrio: «Tanti anni fa, all’età di 9 anni, iniziai a praticare l’equitazione presso la Reale Scuola della Favorita, dopo varie richieste ai miei genitori che non erano molto d’accordo, un po’ perché preoccupati dell’eventuale pericolosità di tale sport, un po’ perché negli anni 70 era una pratica riservata soltanto ad una élite e questo andava contro i loro principi; pur provenendo entrambi da famiglie blasonate, educavano me e le mie sorelle all’assenza di atteggiamenti carichi di boria e spocchia.
Figuratevi che, ogni singola estate, mi recavo a Sutera, paese di origine di mio padre, luogo dove ero conosciutissimo, quindi estremamente tranquillo e sereno e dove davo spazio sin da piccolissimo, al mio desiderio irrefrenabile di cavalcare, al punto che, ogni cavallo, mulo o asino che mi vedeva a distanza, cercava di scappare via, perché altrimenti, sarebbe stato tutto il giorno in mia compagnia. I contadini che si occupavano delle terre di famiglia, mi diedero l’incarico di portare tutti gli equidi all’abbeveratoio, per farli dissetare ed essendovi all’epoca, la presenza di oltre 40, tra cavalli, muli, bardotti e asini, riuscivano a farmi passare la giornata, senza che saltassi loro in groppa, scorrazzando per i campi come un forsennato e come era accaduto qualche giorno prima.
Ricordo ancora, come se fosse oggi, che quel giorno al mattino mi recai a piedi presso il luogo dove tutti i Cavalli stavano a brucare e, saltato in groppa ad uno di essi, Michelino, liberai tutti gli altri e mi diressi fiero e con l’ardimento di un Imperatore, dentro il Paese. Fu così entusiasmante, che anche i muli e gli asini, vollero partecipare a quella carica e il risultato fu un trionfo, perché all’epoca le strade non erano asfaltate. Per gli abitanti, vedere una nuvola di polvere avvicinarsi velocemente e per di più notare che alla testa del gruppo scatenato ci fosse un bambino su Michelino, beh, fu motivo di grande entusiasmo. Mi sentivo, davvero, un Imperatore!
Quella spettacolare avventura terminò subito e mi ritrovai tra le braccia di mia madre, che si occupò di togliermi la polvere di dosso, “spolverandomi bene bene” con le sue mani… capii che l’avevo fatta grossa!
Da lì in poi i miei genitori giunsero alla conclusione che era tempo che iniziassi seriamente ad apprendere la disciplina equestre e iniziai così la mia avventura di piccolo cavaliere che dura sino ad oggi.
Il mio Maestro fu un uomo d’armi, un grande uomo di Cavalli e Maresciallo dell’Esercito Italiano, uno di quegli uomini che solo con lo sguardo ti scavavano nell’animo. Preparato, ma molto severo e di una puntualità incredibile, basti pensare che se ritardavi un solo minuto l’entrata in campo con un Cavallo di scuola assegnato, ti salutava con estrema educazione e ti mandava a casa, senza lezione, aggiungendo sempre che la puntualità e segno di educazione e lui non si occupava di cafoni. Oppure, se per caso veniva a sapere che avevi preso un brutto voto, stava zitto e quando entravi in campo, dopo che avevi strigliato, vestito e preparato il Cavallo, si avvicinava, come per sussurrarti qualcosa, ma facendo tuonare la sua voce, ti faceva accomodare fuori, perché, affermava, era impossibile che un asino cavalcasse un Cavallo.
Questa era l’Equitazione di un tempo, legata ad uno stile di vita che si rifletteva in modo assai positivo sul Cavallo. Mai uno sgarbo, un gesto violento e guai se il Maestro si accorgeva che ti lamentavi con il Cavallo per un esercizio mal riuscito, perché affermava quel principio equestre che recita così: “Quando il tuo Cavallo sbaglia, chiedigli scusa”.
Gli anni passavano e le sue lezioni erano sempre interessanti, utili, complete, appassionanti; non abbassava mai la guardia ed era difficile nascondergli qualcosa: si accorgeva sempre di tutto! Poteva infastidire per questa sua attenzione, ma alla fine ero sempre contento, perché questa sua attenzione era il frutto di un profondo affetto e dedizione, quella che manca oggi proprio tra gli istruttori e i giovani.
Un giorno eravamo un gruppetto di giovani vicini alla maggiore età, tutti in sella e pronti, ci fece mettere in cerchio, fronte a lui e ci disse: “Lo sapete che quando cavalchiamo prendiamo in prestito la libertà?”. Il mio ricordo, la mia emozione tornò indietro nel tempo, sino a Michelino, l’asino Ciccinu, il mulo Gino e tutti quelli che mi avevano regalato la loro libertà: con loro non avevo sella, non avevo appoggi, ma cavalcavo a pelo e con una corda. Se non fosse stato per un loro dono, sarei stato disarcionato molte e molte volte ancora: al contrario, hanno scelto di darmi in prestito la loro libertà che diventava di fatto anche la mia libertà!
Ciò che il Maresciallo Davì diceva, era vero! Da quel giorno, ogni volta che salgo su un Cavallo, so che devo ringraziarlo per tutto ciò che rappresenta e soprattutto perché mi concede questo onore e mi presta la Libertà. Il Cavallo è e resta l’unico animale dell’intero Creato con il quale l’uomo può fare ciò che fa, dal trasporto alla guerra, dallo sport al recupero terapico e tanto altro, in modo così utile che i popoli che lo hanno conosciuto, si sono civilizzati prima degli altri.
Questo è il Cavallo e con esso io vivo, in sua compagnia, rammentando sempre che a lui devo molto.»
Grazie Onofrio per averci portato con te tra i tuoi ricordi, purtroppo oggi è sempre più difficile vivere questo stretto e sano rapporto con la natura, soprattutto per i nostri bambini. Per questo ritengo necessario promuovere persone che come te, andando controtendenza, insegnano a vivere in maniera più sana e in perfetta armonia con la natura.
Augurando a tutti un buona domenica e un buon inizio settimana vi dò appuntamento al prossimo articolo. 🙂