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Un Cavallo è per sempre (parte 1)

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Sin da ragazzo, ben oltre 40 anni fa, l’unica certezza che ho sempre avuto sul Cavallo, è che esso senta, provi emozioni e, forse, anche sentimenti.

In modo particolare la mia attenzione si è sempre rivolta nei confronti dei Cavalli così detti “di Scuola”, perché questi portando per ore e ore al giorno diverse persone in sella, se da un lato sembravano dei grandi maestri, dall’altro avevano sempre meno l’espressione del Cavallo, intesa come figura perché sempre più simili a cammelli, sempre più simili ad un pezzo di carne che senz’anima e senza spirito si conducevano attraverso le loro stanche gambe.

Bisogna sapere che un buon Cavallo – con questo termine si intende un soggetto ben addestrato e ben “ginnasticato” – nel suo movimento dà la netta percezione a chi lo osserva di portarsi di schiena e non di gambe, poiché proprio la sinuosità della sua schiena e l’armonioso movimento verso l’alto e verso il basso confermano che quel Cavallo si muove bene.

Tutti i Cavalli di Scuola, purtroppo, si portano di gambe e per tante ore al giorno: hanno quasi sempre garresi fiaccati, stomaco gonfio, pelo opaco, denti lunghissimi (non solo per l’età ma principalmente perché non gli fanno allineare le arcate dentarie), hanno ferri più grandi o più piccoli rispetto al loro piede e per farla in breve tutto quello che non dovrebbe portare al destino di un Cavallo.

Per me non vi è alcuna differenza tra il Cavallo di qualche migliaio di euro o il Cavallo da Gran Premio, tra un Cavallo di bell’aspetto o quello un po’ più bruttino, perché ho sempre pensato che tra quasi 4 miliardi circa di animali presenti nel Creato, se l’unico con il quale l’uomo può fare tutto – dallo sport al diletto, dal lavoro ai trasporti, dalla guerra all’uso terapeutico e persino all’alimentazione – è il Cavallo, vuol dire che il suo destino deve essere preservato. Preservarlo significa accompagnarlo dal momento in cui per la prima volta lo prendiamo con una semplice capezza e longhina per tutta la vita.

Oggi questo è un concetto difficile da far capire innanzitutto a chi deve istruire in Equitazione, poiché gli istruttori spesso diventano Mercanti di Cavalli e sempre meno Maestri Equestri: dicono ai genitori dell’allievo, dopo aver fatto acquistare il primo Cavallo, che di lì a poco dovranno cambiarlo perché il giovane allievo diventa più bravo e stranamente in questo miglioramento quel Cavallo peggiora. Questa storia viene ripetuta all’infinto, con il risultato che l’unico obiettivo raggiunto sarà il Business, che nulla a che vedere con la natura del Cavallo, a cui basta essere libero e avere della semplice erba verde e dell’acqua fresca.

Riguarda anche i genitori, o meglio quella parte dei genitori che vedono nell’Equitazione solo l’aspetto dell’affermazione del proprio figlio, ostentando talvolta la loro capacità di potersi permettere Cavalli molto costosi, che di solito non corrispondono affatto al prezzo pagato; così facendo possono raccontarlo in giro e, dopo alcuni anni, quel Super Cavallo andrà a fare compagnia ai Cavalli di Scuola.

Riguarda anche i cavalieri e le amazzoni di qualunque età, convinti che la gara e la vittoria siano anch’esse una grande affermazione: purtroppo l’unico elemento che si afferma è il loro “IO”, fatto questo assai strano poiché in sella c’è sempre e solo un “NOI”.

Riguarda anche alcuni giudici che, pur osservando comportamenti del genere umano poco gentili nei confronti dei Cavalli, chiudono spesso non solo un occhio ma addirittura tutti e due.

Infine riguarda anche il pubblico appassionato, che non ha mai perso l’antica abitudine del pubblico che assiepava gli spalti nei circhi dell’antica Roma.

Tutto questo nell’ultimo trentennio ha fatto precipitare l’icona del Cavallo e dell’Equitazione in Italia, dove i centri equestri ospitano i famosi Cavalli di Scuola, diversi allievi che salgono e scendono come se fossero su una scala mobile e contribuiscono ad aumentare il degrado sociale, umano, equino, sportivo, ricreativo, e altro nell’Equitazione.

So perfettamente che tra voi che leggerete questo mio articolo in tanti sarete Genitori, quindi i primi educatori dei vostri figli. Anch’io faccio parte del vostro “club”, essendo padre di 6 figli, e vi posso assicurare che il Cavallo – per la sua unicità a cui facevo rifermento prima – è e resta l’unico animale che può contribuire a migliorare la nostra vita e in modo particolare il nostro spirito.

Pertanto, siate vicini ai Cavalli esattamente come ai vostri figli, volendo per i primi gli stessi trattamenti dei secondi, accogliendo, laddove acquisterete un Cavallo, la sua vita come una vita particolare, speciale e per far ciò bisogna aprire un po’ di più la mente e il cuore.

 

Onofrio Carruba Toscano

 

 

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